venerdì 3 febbraio 2023

La teoria dell'80% ovvero perchè le aziende vanno male

La teoria dell'80% ovvero perchè le aziende vanno male





Consiglio parassita nr.103: racconta a tutti che la tua filosofia è "bisogna rispondere entro 24h", poi tanto nessuno lo fa ma suona megaprofessionale


Parlo con tanti ingegneri, capi progetto, operai, direttori, mulettisti. Sono un animale sociale e dopo aver rotto il ghiaccio e consolidato la fiducia, la gente racconta di come vanno le cose in ditta. I primi 3 mesi lo sappiamo tutti, la ditta è bella, si imparano le cose nuove, le abitudini, la corporation identity. Poi comincia a scricchiolare: quello li è un leccaculo, quello là ha fatto carriera perchè prima c'era suo padre, quell'altro non fa una sega, quella lì è falsa. Poi i processi non vanno bene: ordiniamo il materiale ma poi nessuno fa un controllo quando arriva e ce ne accorgiamo al montaggio. Fai un viaggio di affari e spendi mezza giornata per fare la calcolazione in excel, stamparla, farla firmare al tuo capo, metterla in SAP, in parallelo la mandi alla calcolazione (che ultimamente hanno spostato l'ufficio in Bulgaria che costa meno), poi attendi la conferma che gli è arrivata, poi stampi e fai rifirmare al tuo capo etc etc.


Da anni mi sono accorto che l'industria va bene all'80%. I prodotti vengono fabbricati e venduti, i commerciali trovano i clienti, i capi progetto hanno da fare, ma tutto è un sentiero in terra battuta, non quell'autostrada di efficienza che tanti si aspettano o vedono nei documentari di history channel quando fanno manutenzione a oleodotti o turbine eoliche in mezzo al mare. Un 80% che basta e avanza, per la qualità ed il fatturato, ma che non è sufficiente per far passare una bella giornata di lavoro ai dipendenti.


La verità è che esiste un 20%, e purtroppo sta aumentando, di fancazzismo, di "voglio arrivare alla pensione quindi meno mi muovo meno mi danno da fare", di "non vado a cercarmi lavoro in più", di terrorismo interno (io sono un parassita aziendale, come detto e stradetto il mio lavoro lo faccio e lo faccio anche bene e più velocemente degli altri, quindi non rientro nelle categorie brontolone di cui sopra). La gente si abitua a svolgere i loro lavoretti facili, si crea un automatismo e usa il resto del tempo per menare la lingua, criticare a gratis gli altri, creare malumore sfogando la loro frustrazione. Il tipico ambiente di merda.


Oltre a queste inefficienze dovute alla semplice psicologia personale entra in gioco anche una grande e brutta gestione aziendale.

Per esempio implementano un gestionale difficile da usare che alla fine usa solo il reparto acquisti e la contabilità. I capi progetto li trovano ostici e fanno tutto con Microft Project, Project libre o excel, perchè i gestionali non sono "live" oppure hanno algoritmi di calcolo dei costi collegati a banche dati e i conti non tornano mai. I magazzinieri lo usano, ma non impareranno mai come ottimizzare le loro giornate o la preparazione dei materiali delle commesse. I gestionali sono fatti cosi, scritti nel marmo e se vuoi cambiare qualcosa devi prima di tutto sapere cosa vuoi e capire se il gestionale lo potrebbe fare...dopo 5 min ne ha gia piene le balle e decidi di continuare cosi, lavorando male o trovando un metodo parallelo più facile piuttosto che litigare per avere qualcosa di più efficiente. 

Poi le implementazioni stupide tipo insegnare a una capra come funziona una reattore ad acqua pesante: "implementiamo il kaizen!". Prendono 20 cretini della produzione e gli fanno fare passeggiate per cercare errori, disordine e sporcizia, poi come i bambini dell'asilo li obbligano a fare della loro officina uno spazio fengshui che ti passa la voglia di lavorarci. Mettono il cartello "scopa" sopra la scopa, mettono il cartello "paletta" sopra la paletta, pitturano sul pavimento la zona dove va il cestino della carta. Ma porcodio sono cose logiche! Siamo così imbruttiti che ci vuole il "Kaizen" per farlo? non bastava fare una discussione a calci in culo con il capo officina e obbligarlo a mettere e mantenere l'ordine? Quello che gestisce il Kaizen di solito è un vecchio PM alla soglia della pensione che non ha voglia di usare il gestionale e che purtroppo devono usare per qualxcosa perchè tra anzianità e mafia sarebbe troppo caro da licenziare. Gli pagano un doppio stipendio per 2-3 anni poi tutti credono che il kaizen funziona e restano cristallizzati su cartelli, palette e cestini.

I mega quadri direttivi, consigliati da dittarelle di ottimizzazione aziendale, si fanno dire quello che già sanno e che mai hanno messo in pratica, a botte di 50'000€-100'000€ ad analisi. I clienti ora che hanno pagato comicamente, nei loro cervelli ad ingranaggi, pensano "allora ora sappiamo cosa fare". L'ho visto mille volte. Il dettaglio che però pochi capiscono è semplice: quando una cosa la paghi, poi vuoi averla. Io insegno spesso alla gente come migliorare la loro vita. Solo quando ho cominciato a farmi pagare ho visto i miei clienti svegliarsi e cambiare. La mente umana è fantastica. 

Pagano profumatamente per workshop da cerebrolesi, dove i giovani capi progetto assistono ad un teatro normalmente di un vecchio PM e un giovane PM (se di colore fa piè effetto) con l'accento inglese, dove in 8 ore analizzano un problema reale che è un millesimo di quello che un PM vede passare nell'arco di un mese, e si finisce la gionrata con il solito esercizio "create un team e costruite la torre più alta che potete usando nastro adesivo e spaghetti". in 15anni di carriera ne ho costruite 3 di torri. Dopo 2 minuti sono crollate e abbiamo perso.

Eddai, parliamo delle risorse umane: all'inizio le confondevo con la contabilità ovvero quelle signorine che ti stampano la busta paga a fine mese o a cui dici "ho dimenticato di timbrare ma sono arrivato alle 08:00". Poi facendo colloqui di lavoro ho pensato "be, fanno da scout per trovare nuovi dipendenti quindi scrivono gli annunci secondo quello che i capi dipartimento gli dicono su che tipo di schiavo hanno bisogno". Basta. è cosi. Poi però col tempo mi accorgo che manca una figura che controlla se il personale è adatto alla funzione che deve espletare, qualcuno che studi e migliori l'organigramma per rendere l'azienda più efficiente, qualcuno che propone il prossimo candidato alla carriera. Ma chi ha le antenne per sentire se mancano risorse (dipendenti) e deve segnalare di cercarne o addirittura attivarsi lui stesso? Ma si, le risorse umane! Mai e dico mai ho conosciuto una risorsa umana che ha fatto più di presentarsi ai colloqui con i nuovi dipendenti. 


E terminiamo con il tema a me più caro: la frustrazione generale che trasforma ogni ditta in un inferno dantesco. 

Ci sono due gironi: quelli che stanno male perchè vedono che solo l'80% funziona e quelli che riescono a fregarsene e tirano quatti quatti fino alla pensione.

Il 99% dei miei colleghi non si faceva i cazzi suoi. Sempre attenti a spiare tutto e se trovavano un errore subito a spifferarlo per fare carriera o peggio, per non far fare carriera al malcapitato. Tutti vogliono solo profilarsi ma non portando qualità al loro lavoro, bensì a spese degli altri. Nei meeting, come capo progetto, ogni volta che facevo una domanda nessuno voleva rispondere. Nessuno voleva "salire sul palco e dire la sua idea" perchè in quel momento si sarebbe attivato il tiro al piccione e lo avrebbero massacrato, sempre e solo per profilarsi migliori di lui. Spie, falsi amici, leccaculo, immafiati, di questo vedo spesso in tante aziende. Si pensa che l'uomo più diventa adulto, più diventa saggio invece la nostra società consumistica e capitalistica sta spingendo verso l'individualismo, il "io prima degli altri", morte tua/vita mia e nelle aziende si sottostima questa negatività che finisce purtroppo in mobbing, in burnout, in boreout, in licenziamenti di quelli "bravi".

Quindi guardate nella vostra ditta e se pensate "da noi funziona tutto al 100%" vi state raccontando balle da solo. Nemmeno nell'esercito, dove i "dipendenti" sono obbligati a fare quello che vogliono i capi, vi è un inefficienza di fondo.

Finisco con un aneddoto sociale: nel 2016 lavoravo in una megadittachimica. Una collega della mia età, attiva nel sindacato per cementare meglio il suo culo in ditta, ai primi accenni di conflitti tra me ed il mio vecchio capo viene nel mio ufficio e platealmente mi da un consiglio "questa ditta è come un fiume: se segui la corrente vai tranquillo, se ti metti di traverso anneghi". Grazie stronza lo avevo già capito ma sono di un'altra scuola di pensiero. Poi me ne sono andato, mai più vista. L'anno scorso, in pieno covid, un mio amico (ex-collega nella megadittachimica) divorziato e bisognoso di figa si è abbonato ad un sito internet per porcelloni...e chi ti trova? La collega di cui sopra che a quanto pare oltre a fare la sindacalista in facebook fa la mamma premurosa e partecipa alle vendite di torte del suo bel bambino, ma poi nella sua "intimità davanti a 8 miliardi di esseri umani" si offre a sconosciuti, gratuitamente, per vari tipi di penetrazione e sesso di gruppo. Completa la descrizione con foto a gambe aperte e tette al vento...cosa devo dire? Dobbiamo accettare tutto e dire "si va bene, sono cazzi suoi, non fa male a nessuno e poi alla fine siamo tutti animali?". Io non lo dico. Io mi faccio un sorriso e penso che se fossi in lei ci penserei due volte a offrire munizioni gratuite per farsi rovinare famiglia e carriera.  

Ritagliatevi la vostra libertà pagata.


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