sabato 24 marzo 2012

Stereotipi contro realtà in Germania: birra, auto e bionde?


Consiglio parassita nr.76: come da piccolo quando giocavi con gli utensili della mamma in cucina, in ufficio circondati di oggetti da scrivania e giocaci perdendo tempo.

Dato che in ditta é tutto tranquillo e i 100 giorni non sono ancora passati, continuo a riempire il blog con qualche riflessione.

Come avrete capito sono un attento conoscitore di clichés: da anni li ascolto e catalogo mentalmente.
Non per razzismo, non potrei definirmi razzista dato che ho troppo a che fare con stranieri e sono io stesso straniero in terra straniera, ma bensí per facilitarmi la vita e diminuire la percentuale di errore nella valutazione di qualcuno.
Se un amico ti confida che Pietro é un ladro, a te la scelta di testarne l´onestá, di mettere subito i tuoi averi in cassaforte o come faccio io di lasciargli il beneficio del dubbio, ma tenendo la mano attorno al portafoglio (non costa tanta energia e non mi mangio i nervi nella paura).
In tanti starete torcendo il naso pensando che io sia un sempliciotto, che il mondo é fatto da tanti individui distinti e che non si puó catalogare l´umanitá in razze o con un etichette. Lo storcete perché vi da fastidio l´estremismo del "tutti": "tutti i tedeschi son cosí, tutti gli italiani son cosá". Io sostituisco il "tutti" con "la maggior parte". La maggior parte di noi é stata allattata, si é sbucciata le ginocchia giocando, é andata a scuola con altri compagni e a 18anni ha fatto la patente, quindi perché essendo stati coltivati in una cultura non possiamo dire che "la maggior parte dei tedeschi é cosí, la maggior parte degli italiani é cosá"?

L´essere emigrato in Germania mi ha dato la possibilitá di testare tutti quei clichés tipici che la mia cultura mi é trasmesso sui tedeschi, per esempio:

- sono tutti biondi con gli occhi azzurri: i capelli non piú, ma per gli occhi é vero, il 95% dei miei colleghi di origine tedesca hanno gli occhi chiari.

- in Germania piove sempre: nell´immediato nord delle Alpi piove sempre (a Zurigo per esempio). In Germania invece ci sono regioni come il Palatinato dove hanno tanto di quel sole che cresce l´uva da centinaia di anni e fanno vini buonissimi (sia bianche che rossi).

- bevono birra come cammelli e mangiano würstel colazione/pranzo/cena: che bevano birra volentieri é un fatto, ma bevono anche vino (dai 30anni in su) e come in tutto il mondo si stanno facendo irretire da tutti gli alcolici dolci o di marca. La birra resta comunque il collante sociale per eccellenza: ci si trova tra amici in settimana a bere birra, si beve birra guardando la TV spazzatura, la grigliata perfetta si ha con birrette fresche...trovo che sia come nel resto dell´Europa, solamente che in Germania si ha piú scelta, la birra sia piú bevibile (dato il grande consumo l´hanno perfezionata nei vari aspetti). I würstel (e tanti altri stereotipi turistici, come i baffoni o i pantaloni di pelle), sono tipici della Bavaria e in Germania tutti odiano i Bavaresi.

- si vestono male: la moda tedesca non esiste perché pochi hanno i soldi per gustarsela. Lagerfeld é un genio incompreso che porta i guanti e il foulard tutto l´anno, che tutti rispettano ma nessuno sa cosa ha disegnato. Il tedesco impara la moda su riviste sponsorizzate da Esprit, H&M e Levis, quindi la moda in Germania é dettata dai commercianti e non dallo stile come in Italia o in Francia. Come in USA certi capi d´abbigliamento poi vengono portati anche dagli asociali con effetti tipo "pagliaccio da circo" (il kitch in Germania se non é ammirato é almeno accettato).

- la cucina tedesca si basa su 4 aliment base e sono cipolle, strutto, maiale e crauti: qui dovró aprire un post a parte

- sono diretti e duri: la lingua tedesca é dura e i tedeschi spesso pensano che se non capisci la loro lingua, urlando la capirai meglio...per questo sembrano tutti kapó. Se capite il tedesco cmq le frasi sono strutturate per essere dirette e senza fraintendimento. Anche l´uso degli aggettivi é molto piú azzeccato che in italiano. Loro usano tante parole per dire poco, quindi ogni parola da un senso piú preciso alla frase. Al di lá della sonoritá della lingua sono diretti anche nel definire: ti insultano senza problemi e senza temere una reazione "latina" (tipo una craniata su naso). Noi li vediamo duri ma sotto sotto sono dei bonaccioni che giocano a fare i macho. Cmq ancora una cosa: mio padre la prima volta che ha sentito Stella parlare mi ha detto che aveva paura di quella nazista, cosí dura e determinata...

- sono fiscale e burocratici: questo é vero. Rispettano le piccole leggi quotidiane come fare la fila, buttare i rifiuti nei cestini e fare silenzio, poi peró cercano senza riuscirci di fare i furbetti quando guidano, rubacchiando qualcosa, fregando su ebay...ma sono troppo quadrati e si fanno beccare. La burocrazia l´hanno inventata loro: formulari, questionari, fotocopie...in ogni ufficio, ente, dipartimento o comune sono strapieni di carta. Per fortuna funziona tutto bene e hano procedure per tutto ma io ho imparato a mai discutere, piuttosto chiedere mooolto gentilmente un aiuto, ma mai una spiegazione.

- sono precisi e lavorantoni: si e no. Per loro un lavoro si fa bene o non lo si fa, quindi giú a controllare 1000 volte. Ma appena il lavoro é finito via, si passa ad altro e quello prima fa giá parte del "vecchio".

- sono razzisti e nazionalisti (il retaggio nazisti gli é rimasto), credono ancora nella grande Germania: per niente. Il tedesco é felice di esserlo, ma la fierezza gliel´hanno annullata con la fine della seconda guera mondiale. È patriottico per il suo villaggio o al piú per la sua regione, ma non ha niente da spartire con i tedeschi del Länder vicino. Il nazismo ed i suoi derivati sono tabú nelle conversazioni e tutto quello che ha a che vedere con bandiere, stato e idee politiche viene discusso sottovoce se no potrebbe essere "apologia del nazismo". Di bandiere tedesche non se ne vedono tante in giro (solo per i mondiali c´era stato un ritorno di bandiere incredibile, ma poi più niente). Mostrare la bandiera suona "destroide".
Spesso peró quando sono arrabbiati o nell´organizzazione quotidiana ti rendi conto che il nazismo come lo conosciamo noi doveva per forza nascere in Germania...

- adorano l´Italia: hanno una visione romantica anni ´50 del bel paese. La costa Adriatica, la pizza, Firenze e la Toscana, Napoli col Vesuvio, Roma col Colosseo, gli italiani belli e machi, il mare e il sole. Clichés a manetta! Non conoscono per niente le storie di Mafia, criminalitá e corruzione. Pensano che Berlusconi era una specie di politico-attore, non si rendono conto che comandava il paese. Adorano la lingua per via di Ramazzotti (infatti a richiesta cantano il ritornello di "piú bella cosa", molto ridicolo vedersi).

- sono tontoloni e creduloni: si e no. Sí sono tontoloni, per via della lingua che necessitá di piú parole e tempo per trasmettere o capire un concetto; quindi un latino riesce a circuirli senza troppe difficoltá. Sí sono creduloni perché geneticamente non hanno il senso della bugia (se mentono non ce ne accorgiamo e loro fanno una brutta figura, come coi bambini bugiardi). No, non sono tontoloni o creduloni tra di loro, perché ogni tedesco teme il machismo del suo compatriota e sono sempre sul chi vive, studiandosi a vicenda e facendo a gara su chi é piú furbo...tipo due polipi in un aquario.


Altri clichés li ho trovati io stesso:

- odiano i turchi: anche questo lo spiegheró in un post a parte

- dormono sul letto, ma non su un materasso: in un trasloco, l´ultimo mobile che si smonta ed il primo a rimontare sará il letto, perché il tedesco mai accetterá di dormire sul solo materasso, sapendo di avere un letto (da montare) a disposizione. Penso sia una sottile latente sindrome di Asperger.

- hanno la cultura narcisita dell´auto e dei motori: fin da piccoli vengono indottrinati dai media e dalla famiglia che la Germania produce auto, le piú belle, le piú veloci, le migliori. Quindi crescendo cresce il sogno di averne una bella e poterla trattare come un figlio. La domenica in TV solo trasmissioni si automobili, poi si va a lavare l´auto (2 orette buone), si cambiano i tergicristalli 4 volte all´anno e si comprano gli pneumatici piú cari perché sono i piú sicuri. Se l´auto consuma chissenefrega, é un problema della natura, non dell´auto. Anche le donne ne capiscono di motori (!).

- tutto é organizzabile: prima di fare la spesa si fa la lista di quello da comprare. Se si ha un giorno libero bisogna per forza organizzare qualcosa da fare. Far niente non esiste, far niente vuol dire fare pausa. Pianificano tutto, anche con mesi d´anticipo, e dimenticano il "piano B": quando qualcosa va storto s´incazzano con loro stessi per ore e ore.

- amano stare nella natura, visitare i musei e andare alle terme: appena esce il sole bisogna sfruttare il bel tempo andando a passeggiare per boschie giardini. Come nei Simson ogni musei o trappola-per-turisti deve essere visitata, fotografata e raccontata. Fare campeggio é il massimo per il tedesco perché puó grigliare tutto il giorno, girare in mutande, stare vicino alla spiaggia e non spende molto.

- sono stati americanizzati: finito il nazismo i tedeschi hanno abbracciato in pieno la cultura americana (quasi simile: auto enormi, cucina basilare, culto dei simboli e delle marche). Quindi il tedesco sogna una casa spaziosa, oziare su un motoscafo in un laghetto, guidare un´auto dal motore enorme e mangiare qualsiasi cosa con litri di ketchup. La moda di vestire e di ammobiliare ne risente.

- sono pigri nelle lingue (l´inglese come metalinguaggio): imparano il tedesco per la comunicazione quotidiana ma pochi s´interessano alla letteratura. Per poter girare per il mondo o aver contatto con gli stranieri imparano molto facilmente l´inglese. Le altre lingue sono un lusso o sono da cafoni. Non fanno differenze di difficoltá tra l´arabo e lo spagnolo (noi si, abbiamo le categorie di lingue difficile, come il cinese, e facili, come lo spagnolo che deriva dal latino come l´italiano e il francese).

- amano viaggiare per curiositá e vedere le cose tipiche: fanno un sacco di viaggi, infatti é grazie a loro che noi Europei abbiamo a disposizione mete turistiche visitabili in tutto il mondo. Vogliono vedere le cose turistiche, quindi viaggi d´avventura non ne fanno. All´estero non fanno shopping (hanno paura della dogana), comprano solo souvenir-stronzate made-in-china. Amano viaggiare in comitiva, dimostrando una camerateria ed una socialitá strana ai nostri occhi (retaggio del socialismo e del siam-tutti-uguali-agli-occhi-del-führer).

- umorismo tedesco: zero sarcasmo, zero autoironia, si situa tra la "torta-in-faccia" e le "furberie-di-Pierino". In questo momento stanno vivendo la fase umoristica "cliché uomo-donna" e "cliché tedesco-turco"

- sono festaioli: incredibilmente se due tedeschi vogliono fare festa, ci riescono ed in pochi minuti riunisono un gruppo, tanta birra, mmusica e si tirano ciocchi ridenda e cantando felicissimi. Ai nostri occhi il loro divertimento non é chissá cosa...nei fumi dell´alcool fanno gare di machismo tipo bere piú birra, tuffarsi nudi in piscina e cose del genere. Ma loro si divertono un sacco. Hanno anche inventato un tipo di musica apposta per fare festa (vedi "Anton aus Tirol"). Non dimentichiamo che il movimento Techno degli anni ´90 l´anno fatto loro e ancora oggi esiste una scena techno/gabber/elettronica fortissima in Germania.

- gli uomini sono potenziali lazzaroni: un tedesco si autodefinirá sempre un bravo lavoratore (ha paura di essere licenziato), ma in privato, nascosto sotto il letto, zitto zitto sogna di stare spaparanzato in cannottiera su una sdraio a sorseggiarsi una bella birra ghiacciata. Solo che per dovizia potrá farlo solo nelle sue sudate ferie. Il lazzaronismo avanza a grandi passi grazie allo stato sociale che mantiene a vita con un tenore decente quindi sempre piú tedeschi lo praticano a spese di quelli che non hanno le palle per diventare asociali.

- le donne sono emancipate e pragmatiche: vi faccio un bel post tutto per le donne...

- doku-soap e TV-spazzatura: anche qui devo scrivere un post apposito

- odiano il francese, amano l´italiano: l´italiano lo trovano musicale, il francese da froci. Dei due popoli non conoscono minimamente storia e cultura (gli italiani sono passati dall´Impero Romano a Berlusconi, i Francesi da Napoleone a Sarkozi senza altre tappe).

- il feierabend, il brandtag e le festivitá: dato che adorano organizzare (vedi pianificazione), le festivitá vengono vissute con partecipazione "americana": decorano molto kitchamente (il kitch é accettato in Germania), comprano i gadget della festa, imparano le tradizioni e comicamente cercano di imitarle (vedi Halloween). Una volta al mese possono bruciare tutto quello che vogliono in giardino e facendo le cose in grande tutta la regione si trova sotto una cupa coltre di fumo chimicamente aggressivo (fanculo la natura, come con le auto). La sera, finito il lavoro, se il tedesco stra per uscire dall´ufficio non c´é verso di farlo tornare indietro anche solo per due minuti: il Feierabend, la serata-libera, é sacra e rispettata da tutti!



Ma interessante é quello che i tedeschi pensano di loro stessi e che le altre culture non sanno, poiché la lingua é la barriera piú grande da superare e come dico spesso "conoscere una lingua é l´inizio per capire una cultura". Dedicheró un bel post a questo tema.

Ritagliatevi la vostra libertá pagata.

mercoledì 21 marzo 2012

La bomba del giorno: coming out e un po´ di sano razzismo




Consiglio parassita nr.75: chiudere la porta del tuo ufficio ti rende un asociale agli occhi dei colleghi, lasciarla aperta ti disturbano. L´equilibrio perfetto non esiste.

Dopo l´ennesima discussione sulla mia provenienza ho deciso di fare coming out per quelli che ancora non l´avevano capito: se parlo italiano ma non sono italiano le possibilitá non sono tante.
Potrei essere figlio di immigrati, averlo imparato a scuola oppure fare parte di una qualche altra nazione in cui si parla italiano, come l´Etiopia, la Somalia o la Svizzera.

Sono nato in Svizzera, al sud delle Alpi, in quella regione mite e soleggiata chiamata Ticino. Fin dalla piú tenera etá gli adulti usavano parole come "Svizzera interna" e "Italia".
Noi eravamo in mezzo.
In mezzo a due culture forti e radicate ci trovavamo a combattere per ricevere rispetto da uno e tolleranza dall´altro. Il clima in famiglia é sempre stato orientato alla fierezza di essere Svizzero: con i miei occhi di bambino vedevo mio padre partire in divisa per i corsi di ripetizione e tornare giorni dopo con la barba lunga. Il primo agosto tutta la famiglia si trovava abbracciata sotto una coperta a guardare i fuochi d´artificio. Il circo Knie, il museo dei trasporti e l´andare a sciare erano obblighi di ogni ticinese. A scuola ci redarguivano se sporcavamo l´italiano con parole dialettali, poiché ogni ticinese impara prima il dialetto e poi l´italiano. Per fortuna la mia generazione cominciava a guardare Mediaset (aveva i cartoni animati piú belli) e il gap linguistico non duró molto.
Avendo parenti in Turgovia vi era ammirazione da ambo le parti: loro avevano fatto fortuna come contadini coltivando acri e acri di terreno e noi vivevamo in un microclima caldo e sereno in cui crescono palme e tabacco.
Con il passare degli anni la mia cultura cresceva e le sfumature si accentuavano: parole come "zucchino", "todesk", "maiaramina", "badola" s´infiltravano tra le fessure della mia innocenza.
I commenti sulla lentezza degli Svizzerotedeschi che da piccolo suonavano divertenti diventavano veritá solidificandosi in fastidi. Guardandomi intorno mi rendevo conto che noi ticinesi eravamo sì fortunati a vivere sulle nostre terre, tra le nostre montagne, ma pagavamo il prezzo di politici scadenti e sottomessi a balivi finanziari che imponevano tanto e aiutavano poco: la famosa "confederella", ovvero il governo con sede a Berna.

Solamente il carattere fiero del popolo impediva una "tedeschizzazione" o "italianizzazione" culturale e ancora oggi questo carattere costruisce barricate psicologiche atte a rinforzare la nostra cultura e le nostre tradizioni, a discapito di quell´apertura mentale che in altri popoli é diventata punto di forza e diventando poco a poco "campanilismo di ritorno". Come un lettore diventa analfabeta, le nuove generazioni sono pilotate a dimenticare il punto di forza del popolo svizzero ovvero il non avere una cultura di formazione propria bensí di prendere il meglio delle altre culture, farlo suo, migliorarlo e creare sinergie con i nuovi alleati.
Ma torniamo al Ticino. Gli svizzeri tedeschi venivano in massa in vacanza e grazie al boom del dopoguerra avevano comprato ville e baite nei posti piú turistici: Ascona, Collina d´Oro e Valle Maggia, e come i loro vicini teutonici non si sognavano minimamente di imparare o almeno accennare a qualche parola in italiano. Ristoranti, bar, hotel si adeguavano al tedesco in segno di ospitalitá. Per questo oggi spesso nei ristoranti ticinesi si viene "attaccati" in tedesco piuttosto che nell´amata lingua autoctona.
Questo fomenta il fastidio, la paura della colonizzazione e la rinascita dell´estrema destra che prende questi episodi per farne lance demagogiche e influenzare le masse di cittadini pecore.

Dopo vent´anni vissuti in Ticino, a contatto con l´una, con l´altra e con tante altre culture (era il periodo della guerra in Bosnia e i rifugiati portavano i tipici problemi d´integrazione tra cui coltelli, parassitismo sociale e tante belle ragazze dai tratti zingareschi) sono andato a studiare in Svizzera Romanda e sorpresa: stessi problemi, stessi fastidi, stessi partiti destroidi che si lamentavano di questo spadroneggiare svizzero tedesco anche a punti piú estremi: mentre la nostra regione aveva come barriera naturale il San Gottardo, tra Svizzera romanda e Svizzera tedesca c´era una barriera invisibile ma invalicabile chiamata "Röstigraben" che determinava da che parte si parlava francese o tedesco e alcune cittá erano culturalmente divise in due (come Morat, Friborgo e Bienne). Le due culture non avevano praticamente contatti e vivevano ignorandosi.

Da bravo ticinesotto dovevo adoperarmi in una scelta ardua: tornare da ingegnere in Ticino, a far la fame in un azienda con colleghi massoni, leccaculo e con un dinamismo tecnologico lento e senza futuro, oppure restare in Svizzera Romanda, a fare la parte dello "Suisse-Spaghettii" o peggio del "ritalien" e cercare di accettare quelle sfumature tradizionali che anche se per poco, creavano una differenza tra le nostre culture.

Mia madre, saggia come sempre, mi buttó lí un opzione: da bravo ingegnere in Svizzera mi sarebbe capitato di sicuro di dover telefonare a Zurigo o a Berna, quindi dovevo migliorare il mio tedesco.
Detto fatto sono partito per la Germania, ma questa é un altra storia.
Ma tornando all´inizio del post, vi é una cosa che ogni uomo di una piccola etnia odia: l´essere paragonato all´etnia vicina, peggio se quest´ultima é deludente o dittatoriale.

Per non far scazzare da subito i lettori italiani, tranquilli, il mio é un razzismo di quelli sani. Ho tanti amici di Modena, Firenze, Milano, Friuli, Terronia e Napoli e lavoro settimanalmente con l´Italia. Loro mi prendono per il culo perché noi Svizzeri siamo tonti e io li prendo per il culo perché hanno votato Berlusconi e il bungabunga punto basta. Quindi mettete da parte la rabbia, non odiatemi, non lasciate commenti liberali che tanto li cancello, leggetevi il resto del post come se foste indiani o australiani.

Ecco quindi che come altre migliaia di volte una collega fa l´errore di darmi dell´italiano.
"Oh, apriti cielo", parlo italiano quindi sono italiano? NO, mi dispiace, sono Svizzero. Ma non Svizzero tedesco di quelli lenti e banali, e neanche di queli francesi che indistintamente sono uguali a un belga o a un canadese. Faccio parte di quella zona al sud delle Alpi, dove tanti di voi saranno andati da piccoli in tenda a prendere il sole nei campeggi e ad arrampicarsi su per le valli.
Si, sono uno Svizzero-Africano (o Afrikaschweizer).

"Sono Svizzero, fiero di esserlo fino al buco del culo e faccio anche parte di una minoranza, i ticinesi, che schiacciati dagli italioti al sud e dai barbari d´oltre Gottardo al nord si sono adattati a essere pochi ma buoni." Penso mentre la guardo a bocca aperta.

Parentesi:
Che poi se voglio dirla tutta essere ticinese in Ticino é una cosa merdosa, ma fare parte della diaspora di emigranti ticinesi in giro per il mondo é un onore: non passa giorno in cui non ricordo i nostri avi che partivano ragazzi a fare i rusca, gli spazzacamini in nord Italia, e un po´ piú grandicelli a vendere marroni in Francia e guadagnare dei bei soldi e tornare in valle con le scarpe nuove.
Anche oggi molti ticinesi scappano poiché il lavoro é poco e piatto e quelli che restano diventano vecchi a 20 anni e ripetono fino alla noia quante sono belle le montagne e ritrovarsi nell´unica bettola del villaggio.
Sono molto negativo verso la mia regione ma non vuol dire che non la amo, piuttosto ne sono un po´ deluso: con tutti i soldi che girano ed il potenziale delle menti che le abitano vengono prese le scelte sbagliate e le mafie di pochi rovinano il futuro di tanti.
Ma sono nato ticinese e alta porto la bandiera della mia razza.
Ho l´auto targata Ticino (a nome di mio padre cosí pago meno assicurazione). Non sono negro o olivastro. Parlo con un accento rotondo e non strascicato come a Napoli ma purtroppo l´ignoranza dilaga e quando un tedesco sente l´accento italiano s´illumina: "defe ezzere per forza italliaaano!".
Chiusa la parentesi.

Al che la collega si placa, e mi domanda perché parlo italiano....non reggo e come parlando a un mongolo gli spiego:
1) che in Svizzera parliamo 4 lingue
2) che il Ticino é in Svizzera e non in Italia
3) che é da 200 anni che siamo Svizzeri
4) che la mia auto ha l´autocollante CH (Confederatio Helvetia o per farli sorridere "Chocolat") e non "I" con la bandierina tricolore incollata al fianco.
5) che la nostra cultura é sí latina, ma non ha niente a che fare con l´Italia
6) che come con tutti i vicini, noi gli italiani li detestiamo per il disordine, la mafia, il voler sempre avere ragione, la vigliaccheria, la disorganizzazione e tanti altri difetti che se comincio finisco come mio cugino che ha tenuto un monologo di 45minuti di critica al bel paese.

A poco a poco la collega ha quasi capito (ma per lei é dura perché nelle sue terre si parla il tedesco e tutti sono teutonici). Per certe razze é difficile capire la mentalitá dei ticinesi, dei conflitti tra valloni e fiamminghi in Belgio, degli attriti fra Corsi e Francesi o fra Baschi e Spagnoli...io e la mia gente li possiamo capire perché li abbiamo vissuti passivamente.

Infine gli dico: "Lako Macciore" e finalmente il suo volto si illumina, cerca nei miei occhi un apertura e con una bocca muccosa mi dice entusiasta: "Desenzano zul Karta!".

Mavaffffffffffffffffffffffffffanculo.



Ritagliatevi la vostra libertá pagata.

P.S.:
In Ticino é bello nascerci e crescere (poca criminalitá,buone scuole, clima mite) ma poi bisogna usare il trampolino culturale e vedere cosa nel resto del mondo.